Dietro lo Schermo

  Che cos’è la comunicazione

La parola comunicazione  viene dal latino comunicare, che significa “rendere comune, rendere partecipe”.

 Comunis, in latino vuol dire giornaliero, abituale.
La comunicazione, infatti, non solo consente di rapportarsi con gli altri, ma è anche comune, quotidiana, ed estesa a tutti gli esseri viventi.
Tutto il mondo naturale è coinvolto nel processo comunicativo, non solo l’uomo, ma gli animali e le piante: versi, colori, odori, sono forme di comunicazione, spesso finalizzate alla riproduzione.
Anche l’uomo comunica con molteplici mezzi: il linguaggio, l’abbigliamento, la gestualità, gli oggetti quotidiani di cui si circonda... fino ad arrivare ai libri, alla radio, al telefono, alla televisione, al computer.

Gli elementi della comunicazione


Comunicazione come trasmissione, passaggio di informazioni:


Comunicare = interagire, mettere in comune, mettere in relazione.

 Vi sono cinque elementi indispensabili nel modello elementare di comunicazione:

            Emittente, cioè la fonte, chi dà inizio alla comunicazione
            Ricevente, il destinatario, colui che riceve
            Canale, il mezzo attraverso il quale si effettua la comunicazione
            Messaggio, è ciò che l’emittente vuole comunicare
            Codice è il linguaggio usato per la comunicazione. (Il ricevente riceverà il messaggio solo se Emittente e Ricevente dispongono dello stesso codice).




Come comunichiamo?


Solitamente si intende per comunicazione quella verbale, ma abbiamo già accennato che vi sono vari modi per comunicare: L’espressione mimica, il portamento, i gesti, i segni e i simboli, ecc...
Ogni mezzo espressivo ha un campo vasto, che spazzia da quello più semplice a quello più virtuoso: Lo strombazzare di un clacson è un suono, ma anche una sinfonia di Beethoven è un insieme di suoni.

Indispensabile per la comunicazione sono i nostri cinque sensi: udito, olfatto, vista, tatto e gusto che ci permettono di conoscere, vedere, toccare, sentire, assaporare…
ci permettono cioè di IMPARARE , di catturare la realtà che ci circonda.


La comunicazione può essere:
*  Comunicazione verbale: utilizza le parole
*    Comunicazione non verbale: espressione del volto,    gesti, tono della voce, etc.
*   Comunicazione simbolica: il nostro modo di vestire, gli oggetti di cui ci circondiamo, etc, costituiscono una parte molto significativa della nostra comunicazione.


L’utilizzare, contemporaneamente, delle diverse forme comunicative, è più efficace. Quindi anche l’apprendimento cambia col cambiare delle tecniche comunicative.


Tecniche di comunicazione
Canale di percezione


verbale
solo udito


grafica-gestuale-iconica
solo vista


mista
udito + vista


mista
udito + vista + discussione


mista + sperimentazione
udito + vista + discussione + uso









I mezzi di comunicazione 


Si comunica anche con la scrittura, con la pittura, col telefono, con la radio, il cinema, la televisione, internet...
Questi vengono chiamati mezzi di comunicazione.
E più questi mezzi possiedono la capacità di comunicare, a più persone contemporaneamente, più sono chiamati di massa.

mezzi di comunicazione di massa sono quegli strumenti che ci permettono di
inviare messaggi a masse di individui dispersi in spazi molto grandi e lontani dal punto di emissione del messaggio stesso.

Non esiste alcuna possibilità, da parte dei riceventi, di rispondere, di retro-rispondere al messaggio inviato.


Molti studiosi dei mass media, come Mc LuhanInnisHavelockOng e altri, individuano tre svolte fondamentali nella storia della comunicazione umana: 

-      il passaggio da una cultura orale all’uso della scrittura; 

-        l’avvento della stampa; 

-        la rivoluzione elettrica che ha portato al telegrafo, alla televisione e al computer.



Essi hanno poi posto l’accento sul fatto che i media influenzano largamente il modo di pensare degli uomini e, di conseguenza, le società. 



 Il telefono, la radio, come dice Mc Luhan  provocano un’accelerazione dell’informazione. Restringe il mondo alle dimensioni di un villaggio…” da qui la definizione più volte usata e abusata di villaggio globale.

Lo stesso studioso affronta anche il concetto di mezzo caldo e mezzo freddo.
Ad esempio passeggio per strada e vedo un manifesto pubblicitario; vi sono rappresentate delle persone che io personalmente non conosco, che non sono lì realmente, ma sono fotografate in un certo atteggiamento piuttosto che in un altro, (ridono invece di piangere) e mi comunicano qualcosa di loro (se ridono che si stanno divertendo e che sono felici).
Il manifesto è soltanto un foglio di carta, una fotografia che vede una certa rappresentazione della   realtàche noi percepiamo con gli occhi.
Questa immagine ha suscitato a me ricevente delle emozioni, mi ha mandato un messaggio che io ho recepito in un certo modo, diverso da qualsiasi altro individuo. 
Questa fruizione, cioè partecipazione emozionale del messaggio, dice Mc Luhan può essere più o meno calda.
 Così accade con una rivista, un libro, un fumetto, il cinema, la televisione… Ad esempio, se io leggo una favola, il mio immaginario ha un coinvolgimento ampio quindi più caldo rispetto alla stessa favola vista rappresentata a teatro. Dove avrò le musiche, le luci, la scenografia e sopratutto l’interpretazione dell’autore e degli attori. Se invece vedo la favola in televisione o al cinema il mio coinvolgimento e il mio immaginario diminuiranno e quindi la fruizione sarà più fredda.
 Perché? Intanto non sono a diretto contatto con il palcoscenico e con gli attori, poi le scenografie teatrali sono approssimative di un ambiente, e sopratutto, lo spettacolo teatrale non è mai lo stesso: vi è l’imprevisto, ogni volta è diverso.
Vi faccio una domanda: Se io vedo una partita di calcio in TV è la stessa partita di calcio a cui potrei assistere se fossi allo stadio?
Non è la stessa partita che vedrei in TV. Perché ad esempio sentirei freddo o caldo, asseconda della stagione, o potrei non vedere un fallo perché in quel momento sto comprando un gelato da un ambulante, ho ad esempio un angolo di visuale diverso se sono seduto in curva o in tribuna.
La mia visuale comunque è più ampia, perché non ho il taglio della telecamera sul bordo del campo che segue da vicino l’azione.
Sento gli accanimenti dei tifosi: sono partecipe dell’evento, lo vivo, non lo subisco.
E’ diversa la fruizione dell’evento: lo stadio implica una fruizione collettiva, la TV, una fruizione individuale, domestica.
Inoltre quella della televisione è una realtà virtuale dell’evento.
Approfondiamo il concetto di realtà...

Ciò che vedo al cinema, in televisione non è la realtà, ciò che leggo sul giornale non è la realtà, il servizio del TG non è la realtà. E’ l’interpretazione che l’autore, il giornalista, il regista o l’operatore danno di quell’evento. 
L’evento non è mai come se lo vivessimo lì in prima persona, in quel momento specifico. Perché Non posso interagire con l’evento.

Codifica e decodifica



 

Qualche tempo fa c’era un messaggio pubblicitario che passava spesso nelle reti pubbliche, io lo trovavo sgradevole, ma è utile per farvi riflettere sulla diversa valenza tra il comunicare reale e il comunicare di un media. In questa pubblicità c’era uno che parlava e l’altro che incominciava a fare Bla.. Bla… Bla… cioè non ascoltava quello che l’altro gli diceva.





La televisione è un mezzo, cioè un media per comunicare, e se nella realtà non possiamo fare Bla… Bla… (anche se spesso quando ci parlano pensiamo ad altro, siamo distratti e non ascoltiamo) davanti alla TV possiamo afferrare il telecomando e cambiare canale o spegnere quando vogliamo.

Il messaggio audiovisivo mi arriva fino a quando sono al cinema, o sono davanti ad una televisione, fin quando ascolto la radio, o leggo un libro ecc…



Perché tutto questo discorso?

Per ricordarvi ancora una volta che un conto è la realtà e un'altra cosa è il messaggio audiovisivo.

La realtà è ciò che mi accade davanti, che coinvolge i miei cinque sensi e che esiste anche quando non ci sono.

Se io leggo un avvenimento di cronaca su un quotidiano, avrò una certa percezione dei fatti, dell’accaduto. Mi capita di sentire e vedere lo stesso fatto di cronaca al notiziario di una rete televisiva, l’idea che mi posso fare dell’accaduto è diversa assecondo se il cronista vorrà rendere l’accaduto più impregnante o meno, se ad esempio si tratta di un incidente, può decidere di riprendere il luogo con le auto accartocciate, o no, soffermarsi su una macchia d’olio lasciata da una delle vetture, oppure non far vedere il luogo, ma intervistare i feriti in un letto di ospedale… in gergo questo viene chiamato il taglio che si da al servizio.

Quello che chiamano il taglio è in realtà un certo modo di interpretare la realtà spesso dettato da interessi commerciali.

Per non essere dei fruitori passivi, ma critici, noi dovremmo, saper distinguere, saper leggere, quel linguaggio.



Un messaggio per essere compreso deve avere dei simboli, delle lettere, dei segni o cifre convenzionali, cioè un  codice, deve essere CODIFICATO.
Poter valutare criticamente quel taglio; poter avere l’opportunità di scegliere con il telecomando se vedere o no quella porzione di verità, dobbiamo conoscere la grammatica, la sintassi, fare una lettura critica dei programmi trasmessi. Quindi interpretare il codice con cui sono stati scritti i messaggi, cioè DECODIFICARE.


DECODIFICARE = SMONTARE PER COMPRENDERE


Così come il linguaggio verbale è fatto di parole collegate tra loro in una proposizione, le immagini sono costituite da unità linguistiche che si chiamano inquadrature.
Cosa sono le inquadrature?
E’ quella porzione di reale che inquadriamo con la macchina da presa: il mattone del nostro film.
Inquadrare vuol dire racchiudere in una cornice, limitare il nostro campo visivo, scegliere una porzione della realtà.
Come usiamo un sostantivo (nome) per indicare un determinato oggetto, così usiamo un’inquadratura per un’azione. L’inquadratura però comprende anche altre specifiche; potremmo dire che è un  sostantivo accompagnato da una serie di aggettivi.
Approfondiremo meglio l’argomento in un capitolo specifico.




Contesto storico e sociale



      La valenza della codifica di un messaggio implica non solo la conoscenza grammaticale, ma anche il suo contesto storico e sociale. Cioè il dove e il quando si sviluppa.Ad esempio nelle arti figurative (pittura, scultura, architettura, ecc...) il linguaggio si è evoluto dal semplice graffito dell’età delle pietra, agli affreschi di Giotto nel medioevo, alle opere rinascimentali di Michelangelo e poi con l’arrivo della rivoluzione industriale e le prime macchine fotografiche, alla pittura degli impressionisti, poi degli espressionisti, dei cubisti e ... fino alle avanguardie dove l’avvento del cinema prima e della televisione poi, hanno ulteriormente modificato  e profondamente, il concetto di arte e di fruizione della stessa (video istallazioni e performance). Lo stesso percorso evolutivo ovviamente ha avuto l’espressione linguistica e a sua volta la scrittura. (fermo restando che ancora oggi molti studiosi si scontrano sul quesito se è nata prima la scrittura o la parola).



Michelangelo - Il Giudizio Universale

Giotto - Polittico Boroncelli



Ritratto di Karl Schmidt-Rottluff

Van Gogh - Passeggiata al chiaro di luna













Edgard Degas - L'ètoile - 1878
Giacomo Balla - Dinamismo di un cane al guinzaglio - 1912











Gli elementi del linguaggio visivo sono


 





    
La struttura  (inizio; sviluppo; fine) è alla base di tutti i tipi di scrittura:

romanzo
*
commedia teatrale
sceneggiatura



Vediamo in cosa differiscono i tre tipi di scrittura

Scrivere o sviluppare un ‘idea sottoforma di romanzo o di racconto, di solito ha come punti fermi la vita interiore del protagonista: racconta emozioni, pensieri, ricordi che prevalgono rispetto all’azione.
Una commedia è ancora diversa: racconta col dialogo e le parole e l’azione è rappresentata su uno spazio ristretto, quello del palcoscenico.
I personaggi si raccontano con le parole. Nel testo vi possono essere dei suggerimenti, dei movimenti che l’attore deve compiere sul palcoscenico.
In una sceneggiatura i personaggi si raccontano con i fatti più che con i dialoghi. Chi legge una sceneggiatura deve vedere il film.



Differenza tra i generi

 


ROMANZO
TEATRO
CINEMA
Lunghezza
Infinita
120-150 minuti
80-180 minuti
Linguaggio (presentazione degli eventi)

Narrato

Rappresentato

Rappresentato
Numero dei personaggi
Illimitato

Limitato
Illimitato
Scelta del luogo
Libera
Limitata
Libera
Dialogo
A scelta dell’autore
Totale
Parziale
Pensiero del personaggio
Descritto
Nascosto
Nascosto
Pensiero dell’autore
Descritto
Mancante
Mancante
Esposizione del luogo e del tempo
Descrittiva
Nelle scenografie e nei costumi
Nelle scenografie e nei costumi o nei titoli di testa


   







La struttura della storia 

      
Per scrivere una sceneggiatura, un romanzo o una commedia teatrale, indispensabile è l’idea. Questa non si può studiare, le idee vengono guardando, leggendo, sognando, ecc...
Per poter sviluppare questa idea vi è un modo per procedere che aiuta a sviluppare la storia: la struttura.
Strutturare una storia vuol dire procedere, costruire, mettere un elemento accanto  l’altro.
Nel caso della sceneggiatura, quindi dello scrivere per il cinema o la televisione, sarà una storia costruita attraverso Azioni, Personaggi, Avvenimenti. Questi elementi devono essere strutturati in:




Ognuna di queste unità è parte della storia e la storia è l’unità che risulta dalla singole storie.
Non è quindi la struttura che crea la storia, ma la storia che crea la struttura.
Queste tre unità possono essere interpretate come Atti teatrali, cioè Tempi della storia


Nel Primo atto si imposta la storia: si stabiliscono i personaggi, i luoghi e cosa devonoo fare. Ci poniamo le tre domande: chi, dove, come.
Questo inizio è importante per catturare l’interesse dello spettatore.
Verso la fine di questo atto dobbiamo creare un colpo di scena.
Il colpo di scena è un episodio, cioè un fatto che indica l’inizio della storia.
Ad esempio nella favola di Cappuccetto Rosso quando la mamma dice a Cappuccetto di stare attenta nel bosco e di non fermarsi. Questo allerta lo spettatore e dà alla storia una direzione (succederà qualcosa?).

 Il Secondo atto è la parte più ampia della storia. Al suo interno vi devono essere degli elementi che portino avanti il racconto: degli intoppi, delle svolte... (chiamato Intreccio Narrativo).
Cappuccetto ad esempio incontra il cacciatore e il lupo ascolta lo loro conversazione di nascosto e decide di andare dalla nonna.
Nella favola di Cappuccetto Rosso questo è l’elemento del secondo colpo di scena che ci fa passare al

Terzo atto cioè alla conclusione della nostra storia. In questo atto si svela cosa succede al protagonista: Cappuccetto verrà salvata dal cacciatore e il lupo ucciso.




LA COMUNICAZIONE TEATRALE





Il Teatro è movimento, vita, corpo, figura, musica, luce ecc.
La sua caratteristica primaria è il confronto diretto tra attore-spettatore.
Potremmo definirlo una forma di comunicazione non mediatica, cioè senza mediatori non-umani. (mezzi tecnici)
Altra caratteristica fondamentale è la sua irriproducibilità :


Ogni volta che uno spettacolo è replicato, cambia

IL PUBBLICO
L'UMORE DELL'ATTORE
POSSIBILI INCONVENIENTI



Le sue principali caratteristiche sono: 

IMMEDIATEZZA
COMPRESENZA EMITTENTE/RICEVENTE




Ogni qualvolta che lo spettacolo si replica, (concezione moderna, anticamente lo spettacolo non veniva replicato), non solo l’attore non può mai ripetere perfettamente le stesse cose, (non è una macchina) così il pubblico a maggior ragione cambia, è diverso, quindi diverse saranno le sue reazioni e sopratutto la sua personale interpretazione.


CODICI RIPRODUCIBILI:
Scenografia, costumi, luci, copione, musiche.

SUPPORTO:
Attore.



Il luogo dove si svolge lo spettacolo è il palcoscenico. Questo può dirsi non solo del palco vero e proprio che si trova nei teatri al chiuso o all’aperto, ma anche a forme geometriche immaginarie che separano scena e spettatori, o che li integrino insieme.
La scenografia è composta da questi elementi essenziali:

  • Quadro - telaio esterno verticale fisso
  • Boccascena - interno del quadro composto di elementi mobili (quinte, arlecchino, sipario, schermi dcc.)
  • Palcoscenico - interno ed esterno (proscenio)

Il fondale, in tela, cartone, faesite, compensato o può anche essere in muratura o uno schermo sul quale proiettare diapositive.
Le quinte sono mobili e possono essere degli stessi materiali del fondale. Per dare un senso prospettico le quinte sono sovrapposte e convergenti al centro.
Tutta la scenotecnica è rafforzata dalla sottolineatura data dagli effetti luminosi, quindi l’illuminazione per una rappresentazione è fondamentale.
Fasci di luce possono sottolineare l’intervento di un personaggio, seguirlo nella fuga tra la platea.. possono anche rappresentare lo sfondo... ad esempio le luci di una città.

Il regista

E’ colui che interpreta il testo e lo “fa suo” cioè dà vita alla “scrittura scenica” .
Il regista decide gli interpreti, i ruoli, le musiche, e si avvale di collaboratori fidati per i costumi (costumista) e le scenografie (scenografo).
La prima fase di lavoro che il regista compie sono le sedute di lettura: tutti insieme, gli attori e il regista leggono il copione seduti a tavolino. In questi primi incontri il regista dà agli attori suggerimenti interpretativi e indicazioni comportamentali e di carattere dei vari personaggi.
La fase successiva è la prova sul palcoscenico dove si individuano e si stabiliscono i movimenti degli attori sul palcoscenico le loro entrate e le uscite.
Le prove con le scenografie, le luci e i costumi sono le ultime.
Quando tutto è pronto... lo spettacolo ha inizio  


COME E’ FATTO UN TESTO TEATRALE ?


-Scena 1°-

Siamo nel magazzino dell’ “Ufficio brevetti e invenzioni”.

Inserviente 1 -         Sì sbagliando s’inventa (al computer) a te chi ti ha
inventato ha proprio sbagliato!
Inserviente 2-                  Con chi ce l’hai?
Inserviente 1-          Con sti scatoloni elettronici.
Inserviente 2-                  Eh?
Inserviente 1-                  Il cervello elettronico, il computer, il PC come diavolo si chiama lui
Ma se per tanti anni le abbiamo catalogate a mano le invenzioni…
…che bisogno c’era di mettere adesso tutti i dati lì dentro? Come dice il capo, il futuro!
Inserviente 2-                  (davanti al computer) Futuro?! Ma qui anziché andare avanti andiamo indietro! E sbrigati malvagio quanto ci vuole?
 (sulla scala) Allora? Cominciamo?
Inserviente 3-          (da sotto) Sì, sì passami quell’aggeggio...Piano!
Inserviente 2-                  (sulla scala)  La vasca per i pesci?!

I copioni spesso sono divisi in atti  e avvolte gli atti possono avere dei cambi di scena. Vi sono però anche delle commedie che sono degli atti unici.

Nel copione si trovano generalmente brevi cenni ambientali che sono sempre all’inizio atto o scena.
I suggerimenti di atteggiamento o umore del protagonista, si mettono tra parentesi prima dell’inizio del dialogo, dopo il nome del personaggio che deve fare la battuta.





Testo Cinematografico



Scrivere per immagini



La sceneggiatura è una storia raccontata per immagini.

 Il copione è lo scheletro che tiene insieme tutti gli elementi della storia.

È come una mappa che aiuta e guida a trovare la meta

Come si scrive una sceneggiatura?

Vi sono vari modi per scrivere una sceneggiatura i più usati sono due:
ALL’AMERICANA con i dialoghi e i suoni scritti nella parte centrale della pagina e le azioni per esteso sulla pagina.
ALL’ITALIANA si divide il foglio con una ipotetica linea verticale, in cui le azioni sono scritte sul lato sinistro e i dialoghi su quello destro.
  Vi è un altro modo detto ALLA FRANCESE che è una fusione dei primi due.

La sceneggiatura è divisa per SCENE numerate progressivamente.

All’inizio di ogni scena va scritto in maiuscolo il LUOGO (dove la scena si svolge) ; INTERNO o ESTERNO; GIORNO o NOTTE.

La sceneggiatura descrive ciò che sta succedendo, ecco perché si scrive al presente.
La storia deve avere una struttura definita formata da :

INIZIO ; SVILUPPO; FINE.

Questa struttura è come una tazzina vuota; cioè uno spazio da riempire,
con caffè, the, latte, altro ancora.
Aiuta a costruire la storia.
È l’inizio del processo di scrittura.


Ciak si gira

Dalle parole alle immagini

Abbiamo visto come una storia viene strutturata, dove sviluppare l’intreccio narrativo, quando inserire i colpi di scena.
Ora affrontiamo il come questa storia deve essere scritta per essere una sceneggiatura.



Esempio di scrittura di una sceneggiatura


Tratto da “Bambini Affari Affetto”


SCENA 61

ZOO CITTA' - Esterno - Giorno

Ampi viali alberati, panchine, bambini portati da anziani o gio­vanissime ragazze nei loro passeggini... una donna di colore gio­ca con un bambino...

Delle sbarre... il lungo collo di una giraffa le scavalca per an­dare a raccogliere dalle mani di Ugo delle noccioline.
Seduta sulla panchina Alice, una bella bambina di otto anni, che con fare saccente riprende Ugo.

ALICE
Ma che fai... ora le dai anche alle giraf­fe? Non lo sai che sono erbivore?...

UGO (quasi con dispetto)
Le piacciono!...

Ugo si avvicina alla bambina.

ALICE
Ormai anche loro hanno perso la propria identità... il loro spirito libero. Dagli immensi spazi africani a queste agghiac­cianti e irriverenti cancellate... Ipocri­sia di un falso equilibrio in un falso mondo di falsi valori...

UGO (tra il divertito e il sorpreso)
Carine queste citazioni... ti piace legge­re?...


ALICE
Certo che mi piace... ma... perché non hai mai scritto?...

UGO
Ti ho già spiegato... insomma, io e tuo padre abbiamo un po' discusso e così non ci sentivamo molto... poi un giorno ho  saputo... insomma, che...

ALICE
Era morto...

UGO
Si! E ho deciso di venirvi a trovare... Sai, sapevo tutto di mio fratello da pa­renti, amici, sapevo di te di tua madre... (Ugo guarda Alice)  Ti immaginavo... non so bene come, ma diversa... forse più so­migliante a lui...

ALICE
Ma se dicono tutti che sono identica a lui!...

Ugo è in leggera difficoltà e cambia discorso.

UGO
Dove le hai lette quelle belle cose su tutti quei falsi?...

ALICE (con cenno di diniego)
Dentro di me!... tu non ci leggi mai den­tro di te?


Nell’esempio riportato abbiamo una sceneggiatura scritta “all’americana”. Cosa vuol dire?
Vi sono tre metodi di stesura di un testo cinematografico:

1.     All’americana

2.    All’italiana

3.    Alla francese

Quello più usato  è quello all’americana cioè:

Redatta per scene principali  dove la descrizione dell’azione viene scritta a tutta pagina mentre i dialoghi e il nome del personaggio (scritto in maiuscolo) sono centrati nel foglio.

In quella all’italiana la pagina è divisa in due colonne affiancate, come se il foglio fosse diviso a metà per il senso dell’altezza.
La colonna di sinistra detta parte visiva riporta tutto ciò che noi vedremo nel film, quella di destra detta parte sonora riporta i dialoghi, gli effetti sonori e tracce musicali. Anche in questo caso il nome del personaggio che parla è scritto in maiuscolo.

Esempio di stesura All’italiana

SCENA 61

ZOO CITTA' - Esterno - Giorno

Ampi viali alberati, panchine, bambini portati da anziani o gio­vanissime ragazze nei loro passeggini... una donna di colore gio­ca con un bambino...

Delle sbarre... il lungo collo di una giraffa le scavalca per an­dare a raccogliere dalle mani di Ugo delle noccioline.
Seduta sulla panchina Alice, una bella bambina di otto anni, che con fare saccente riprende Ugo.

ALICE
Ma che fai... ora le dai anche alle giraf­fe? Non lo sai che sono erbivore?...

UGO (quasi con dispetto)
Le piacciono!...

Ugo si avvicina alla bambina.

ALICE
Ormai anche loro hanno perso la propria identità... il loro spirito libero. Dagli immensi spazi africani a queste agghiac­cianti e irriverenti cancellate... Ipocri­sia di un falso equilibrio in un falso mondo di falsi valori...

UGO (tra il divertito e il sorpreso)
Carine queste citazioni... ti piace legge­re?...


ALICE
Certo che mi piace... ma... perchè non hai mai scritto?...

UGO
Ti ho già spiegato... insomma, io e tuo padre abbiamo un po' discusso e così non ci sentivamo molto... poi un giorno ho  saputo... insomma, che...

ALICE
Era morto...

UGO
Si! E ho deciso di venirvi a trovare... Sai, sapevo tutto di mio fratello da pa­renti, amici, sapevo di te di tua madre... (Ugo guarda Alice)  Ti immaginavo... non so bene come, ma diversa... forse più so­migliante a lui...

ALICE
Ma se dicono tutti che sono identica a lui!...

Ugo è in leggera difficoltà e cambia discorso.


UGO
Dove le hai lette quelle belle cose su tutti quei falsi?...

ALICE (con cenno di diniego)
Dentro di me!... tu non ci leggi mai den­tro di te?





La sceneggiatura alla francese è una via di mezzo tra le due. 

Quello che dobbiamo esaminare sono le caratteristiche comuni a tutti i tipi di stesura.
All’inizio della pagina (in alto a sinistra) è specificata la numerazione progressiva della scena (singole unità narrative di identica ambientazione)


Scena 11  –  Est.  Strada con Bar  –  Giorno.

Poi vi sono indicati :

INTERNO o ESTERNO

LUOGO (dove si svolge l’azione)

GIORNO o NOTTE

La sceneggiatura e scritta per essere girata ecco perché si scrive sempre al presente e descrive ciò che sta succedendo.
La sceneggiatura viene utilizzata, come strumento di lavoro, dalla troupe e dal regista e per essere comprensibile ha tutti deve rispettare delle regole, anzi un linguaggio che ha la sua grammatica e la sua sintassi.




La grammatica e la sintassi del film



Nel linguaggio cinematografico il film è:

una successione di sequenze

la sequenza è una successione di scene

la scena è una successione di piani

il piano è una successione di fotografie (di inquadrature)

La fotografia o inquadratura è un'immagine


L’immagine fotografica è la realtà registrata sulla pellicola.
L’inquadratura però a differenza della fotografia è dinamica: vive cioè di un suo movimento che chiameremo interno se vi sono personaggi che si muovono all’interno dell’inquadratura o esterno se il movimento è impresso dal regista con la macchina da presa, detto movimento di macchina.

I movimenti tipici della macchina da presa sono




Carrellata e Panoramica

E si possono ottenere con lo zum, il dolly, i vari carrelli, la steadycam, etc.






RIASSUMENDO
Il piano è il primo frammento cinematografico.
L’insieme dei diversi piani crea il linguaggio cinematografico.
Le sequenze sono veri e propri atti, come quelli teatrali.
Sceneggiatura o Copione è la descrizione minuziosa , più o meno tecnica di tutte le azioni e dialoghi di un film.
Divisa per scene (numerate progressivamente) e per inquadrature.

Forbici e colla del regista è
Il montaggio il legame tra le sequenze e le scene .
Per raccontare visivamente il regista sceglie i piani più adatti, come lo scrittore per le frasi cerca le parole più appropriate.
Il vocabolario cinematografico è fatto di piani, di punti di vista, di movimenti di macchina e di modi tecnici che legano tra loro le varie inquadrature.
Come per la scrittura e per la lingua parlata, questi diversi mezzi d’espressione non possono essere usati a caso ma secondo regole precise contenute in una grammatica cinematografica ideale.

Un’inquadratura acquista significato solo in rapporto con quella precedente e con quella successiva.

La grammatica deve essere completata dalla sintassi cinematografica.

La sintassi cinematografica studia i modi di regolare la successione delle inquadrature e delle scene.
I modi espressivi indicati nella sceneggiatura costituiscono la grammatica del film, quelli derivanti dal montaggio la sua sintesi.









Schematizzazione dei campi e dei piani di ripresa



Si chiama campo di ripresa lo spazio inquadrato (visto) dalla macchina da presa..
Il campo di ripresa viene classificato in funzione della distanza cinematografica in :



C.L.L. CAMPO LUNGHISSIMO è il più ampio angolo di ripresa 











C.L. CAMPO LUNGO è più stretto rispetto al primo e se vi è una figura umana vi appare in minima parte. 










M.C.L. o C.M. CAMPO MEDIO o MEZZO CAMPO LUNGO la figura umana comincia ad avere più importanza, comunque non tocca i margini (di solito è metà dell’altezza) 
















C.T. TOTALE coglie in un unico quadro un insieme di azioni. 











I Piani di Ripresa


Si chiama piano di ripresa l’inquadratura la cui distanza cinematografica viene riferita all’altezza della figura umana in piedi.
Il piano di ripresa viene classificato dal modo con cui i margini orizzontali tagliano la figura umana.


inquadrature













F.I. FIGURA INTERA La figura umana entra per intero nel quadro, compresa testa e piedi.



P.A. PIANO AMERICANO  La persona è inquadrata fino alle ginocchia
M.P.P o P.M. MEZZO PRIMO PIANO o PIANO MEDIO la persona è inquadrata a mezzo busto.
P.P la persona è inquadrata fino al petto, volto e spalle.



P.P.P. PRIMISSIMO PIANO 
è ripresa solo la testa della persona.
DET. DETTAGLIO o PARTICOLARE  inquadratura solo di una parte del corpo umano o di un oggetto.

I passaggi di Inquadratura - Dietro lo schermo


I PASSAGGI DI INQUADRATURA


Gli esperti, definiscono l'inquadratura come una rappresentazione in continuità di un certo spazio per un certo tempo. E' importante distinguere tra quella che è l'inquadratura in fase di ripresa e in fase di montaggio.
Nel montaggio, l'inquadratura è ciò che avviene tra due stacchi, mentre durante la fase di ripresa, l'inquadratura è il frammento di pellicola che si ha dal ciak allo stop, ovvero dalla partenza all'arresto della macchina da presa. 

Si può passare da un’inquadratura all’altra in vari modi, ciascuno dei quali acquista nel racconto cinematografico un suo significato specifico.



Questo passaggio è chiamato montaggio. E'    l'elemento dal quale dipende la percezione da parte dello spettatore del ritmo della narrazione.

Insieme alla fotografia, è parte essenziale della messa in scena operata dal regista: mentre la fotografia determina l'aspetto estetico del film, il montaggio ne costituisce lo stile narrativo.

I modi più usati sono :

LO STACCO  è il taglio effettuato all’inizio e alla fine dell’inquadratura. Nel punto che il regista ritiene più adatto al racconto.

LA DISSOLVENZA  L’immagine sfuma fino a scomparire e questo effetto può essere all’inizio della scena o a chiusura della scena.

LA DISSOLVENZA INCROCIATA si dissolve l’inqadratura che finisce e dissolve iniziando l’inquadratura successiva.

PASSAGGIO DEL MASCHERINO sagome che si pongono davanti all’mmagine in fase di montaggio o di sviluppo e stampa che possono avere forme diverse: cannocchiali, stelle etc..

LA POSIZIONE DELLA MACCHINA DA PRESA (MdP)

Ogni ripresa può essere effettuata sistemando la macchina da presa (MdP) in qualsiasi punto della scena, ciò permette al regista di scegliere e ottenere inquadrature di moltissimi tipi che possono però già essere suggeriti in fase di sceneggiatura.
Inclinata, Orizzontale, Dal basso, Picchiata. 



Dobbiamo però sempre tenere presente la regola dei 180°. 

Al fine di mantenere sullo schermo uno spazio e una direzione coerente, è necessario applicare quella che dal cinema mainstream viene definita linea d'azione.
Lo scopo della linea d'azione è abbastanza banale: dividere in maniera immaginaria lo spazio davanti alla MDP. La direzione può essere quella che il regista ritiene più opportuna, anche se in genere è la linea visiva dello sguardo dei nostri due soggetti. Decisa la linea immaginaria viene descritta un'area di 180°, all'interno della quale si muoverà la MDP. 
Vengono utilizzate solo le inquadrature prese dallo stesso lato dell'asse. Se fossero usate le inquadrature dall'altro lato, lo spettatore avrebbe l'inquadratura rovesciata cioè un effetto a specchio. Facendogli credere, ad esempio, che i due personaggi si siano scambiati di posto. La regola dei 180° non rispetta altro che l'ordine di lettura dell'occhio e della mente umana.


Quando si deve spostare la MdP dall'altro lato dell'asse occorrono degli escamotage. Ad esempio utilizzare un inquadratura che si trovi sull'asse e poi passare sul lato opposto, con una carrellata, una panoramica o qualsiasi altro movimento che scavalchi la linea di azione. L'importante è che il suo movimento sia ininterrotto.






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