La parola comunicazione viene dal latino comunicare,
che significa “rendere comune, rendere partecipe”.
La
comunicazione, infatti, non solo consente di rapportarsi con gli altri, ma è
anche comune, quotidiana, ed estesa a tutti gli esseri viventi.
Tutto
il mondo naturale è coinvolto nel processo comunicativo, non solo l’uomo, ma
gli animali e le piante: versi, colori, odori, sono forme di comunicazione,
spesso finalizzate alla riproduzione.
Anche
l’uomo comunica con molteplici mezzi: il linguaggio, l’abbigliamento, la
gestualità, gli oggetti quotidiani di cui si circonda... fino ad arrivare ai
libri, alla radio, al telefono, alla televisione, al computer.
Gli elementi della comunicazione
Comunicare = interagire, mettere in
comune, mettere in relazione.
Vi sono cinque elementi indispensabili nel modello elementare
di comunicazione:
Emittente,
cioè la fonte, chi dà inizio alla
comunicazione
Ricevente,
il destinatario, colui che riceve
Canale,
il mezzo attraverso il quale si
effettua la comunicazione
Messaggio,
è ciò che l’emittente vuole
comunicare
Codice
è il linguaggio usato per la
comunicazione. (Il ricevente riceverà il messaggio solo se Emittente e
Ricevente dispongono dello stesso codice).
Ad esempio passeggio per strada e vedo un manifesto pubblicitario; vi sono rappresentate delle persone che io personalmente non conosco, che non sono lì realmente, ma sono fotografate in un certo atteggiamento piuttosto che in un altro, (ridono invece di piangere) e mi comunicano qualcosa di loro (se ridono che si stanno divertendo e che sono felici).
La valenza della codifica di un messaggio implica non solo la conoscenza grammaticale, ma anche il suo contesto storico e sociale. Cioè il dove e il quando si sviluppa.Ad esempio nelle arti figurative (pittura, scultura, architettura, ecc...) il linguaggio si è evoluto dal semplice graffito dell’età delle pietra, agli affreschi di Giotto nel medioevo, alle opere rinascimentali di Michelangelo e poi con l’arrivo della rivoluzione industriale e le prime macchine fotografiche, alla pittura degli impressionisti, poi degli espressionisti, dei cubisti e ... fino alle avanguardie dove l’avvento del cinema prima e della televisione poi, hanno ulteriormente modificato e profondamente, il concetto di arte e di fruizione della stessa (video istallazioni e performance). Lo stesso percorso evolutivo ovviamente ha avuto l’espressione linguistica e a sua volta la scrittura. (fermo restando che ancora oggi molti studiosi si scontrano sul quesito se è nata prima la scrittura o la parola).
I mezzi di comunicazione
Si comunica anche con la scrittura, con la pittura, col telefono, con la radio, il cinema, la televisione, internet...
Questi vengono chiamati mezzi di comunicazione.
E più questi mezzi possiedono la capacità di comunicare, a più persone contemporaneamente, più sono chiamati di massa.
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I mezzi di comunicazione di massa sono quegli strumenti che ci permettono di
inviare messaggi a masse di individui dispersi in spazi molto grandi e lontani dal punto di emissione del messaggio stesso.
Non esiste alcuna possibilità, da parte dei riceventi, di rispondere, di retro-rispondere al messaggio inviato.
- il passaggio da una cultura orale all’uso della scrittura;
- l’avvento della stampa;
- la rivoluzione elettrica che ha portato al telegrafo, alla televisione e al computer.
Essi hanno poi posto l’accento sul fatto che i media influenzano largamente il modo di pensare degli uomini e, di conseguenza, le società.
Il telefono, la radio, come dice Mc Luhan “provocano un’accelerazione dell’informazione. Restringe il mondo alle dimensioni di un villaggio…” da qui la definizione più volte usata e abusata di villaggio globale.
Lo stesso studioso affronta anche il concetto di mezzo caldo e mezzo freddo.
Il manifesto è soltanto un foglio di carta, una fotografia che vede una certa rappresentazione della realtà, che noi percepiamo con gli occhi.
Questa immagine ha suscitato a me ricevente delle emozioni, mi ha mandato un messaggio che io ho recepito in un certo modo, diverso da qualsiasi altro individuo.
Questa fruizione, cioè partecipazione emozionale del messaggio, dice Mc Luhan può essere più o meno calda.
Così accade con una rivista, un libro, un fumetto, il cinema, la televisione… Ad esempio, se io leggo una favola, il mio immaginario ha un coinvolgimento ampio quindi più caldo rispetto alla stessa favola vista rappresentata a teatro. Dove avrò le musiche, le luci, la scenografia e sopratutto l’interpretazione dell’autore e degli attori. Se invece vedo la favola in televisione o al cinema il mio coinvolgimento e il mio immaginario diminuiranno e quindi la fruizione sarà più fredda.
Perché? Intanto non sono a diretto contatto con il palcoscenico e con gli attori, poi le scenografie teatrali sono approssimative di un ambiente, e sopratutto, lo spettacolo teatrale non è mai lo stesso: vi è l’imprevisto, ogni volta è diverso.
Vi faccio una domanda: Se io vedo una partita di calcio in TV è la stessa partita di calcio a cui potrei assistere se fossi allo stadio?
Non è la stessa partita che vedrei in TV. Perché ad esempio sentirei freddo o caldo, asseconda della stagione, o potrei non vedere un fallo perché in quel momento sto comprando un gelato da un ambulante, ho ad esempio un angolo di visuale diverso se sono seduto in curva o in tribuna.
La mia visuale comunque è più ampia, perché non ho il taglio della telecamera sul bordo del campo che segue da vicino l’azione.
Sento gli accanimenti dei tifosi: sono partecipe dell’evento, lo vivo, non lo subisco.
E’ diversa la fruizione dell’evento: lo stadio implica una fruizione collettiva, la TV, una fruizione individuale, domestica.
Inoltre quella della televisione è una realtà virtuale dell’evento.
Approfondiamo il concetto di realtà...
Ciò che vedo al cinema, in televisione non è la realtà, ciò che leggo sul giornale non è la realtà, il servizio del TG non è la realtà. E’ l’interpretazione che l’autore, il giornalista, il regista o l’operatore danno di quell’evento.
L’evento non è mai come se lo vivessimo lì in prima persona, in quel momento specifico. Perché Non posso interagire con l’evento.
Codifica e decodifica
Qualche tempo fa c’era un messaggio
pubblicitario che passava spesso nelle reti pubbliche, io lo trovavo
sgradevole, ma è utile per farvi riflettere sulla diversa valenza tra il
comunicare reale e il comunicare di un media. In questa pubblicità c’era uno
che parlava e l’altro che incominciava a fare Bla.. Bla… Bla… cioè non
ascoltava quello che l’altro gli diceva.
La televisione è un mezzo, cioè un media
per comunicare, e se nella realtà non possiamo fare Bla… Bla… (anche se spesso
quando ci parlano pensiamo ad altro, siamo distratti e non ascoltiamo) davanti
alla TV possiamo afferrare il telecomando e cambiare canale o spegnere quando vogliamo.
Il messaggio audiovisivo mi arriva fino a
quando sono al cinema, o sono davanti ad una televisione, fin quando ascolto la
radio, o leggo un libro ecc…
Perché tutto questo discorso?
Per
ricordarvi ancora una volta che un conto è la realtà e un'altra cosa è il messaggio
audiovisivo.
La realtà è ciò che mi accade davanti, che
coinvolge i miei cinque
sensi e che esiste anche
quando non ci sono.
Se
io leggo un avvenimento di cronaca su un quotidiano, avrò una certa percezione
dei fatti, dell’accaduto. Mi capita di sentire e vedere lo stesso fatto di
cronaca al notiziario di una rete televisiva, l’idea che mi posso fare
dell’accaduto è diversa assecondo se il cronista vorrà rendere l’accaduto più
impregnante o meno, se ad esempio si tratta di un incidente, può decidere di
riprendere il luogo con le auto accartocciate, o no, soffermarsi su una macchia
d’olio lasciata da una delle vetture, oppure non far vedere il luogo, ma intervistare
i feriti in un letto di ospedale… in gergo questo viene chiamato il taglio che si
da al servizio.
Quello
che chiamano il taglio è in realtà un certo modo di interpretare
la realtà spesso dettato da interessi commerciali.
Per
non essere dei fruitori passivi, ma critici, noi dovremmo, saper distinguere,
saper leggere, quel linguaggio.
Un messaggio per essere
compreso deve avere dei
simboli, delle lettere, dei segni o cifre convenzionali, cioè un codice, deve essere CODIFICATO.
Poter
valutare criticamente quel taglio; poter avere l’opportunità di scegliere con
il telecomando se vedere o no quella porzione di verità, dobbiamo conoscere la grammatica, la sintassi, fare una
lettura critica dei programmi trasmessi. Quindi interpretare il codice con cui sono stati scritti i messaggi, cioè DECODIFICARE.
DECODIFICARE = SMONTARE PER
COMPRENDERE
|
Così come il linguaggio verbale è fatto di parole
collegate tra loro in una proposizione, le immagini sono costituite da unità
linguistiche che si chiamano inquadrature.
Cosa
sono le inquadrature?
E’
quella porzione di reale che inquadriamo con la macchina da presa: il mattone
del nostro film.
Inquadrare vuol dire
racchiudere in una cornice,
limitare il nostro campo visivo, scegliere una porzione della realtà.
Come
usiamo un sostantivo (nome) per indicare
un determinato oggetto, così usiamo un’inquadratura per un’azione.
L’inquadratura però comprende anche altre specifiche; potremmo dire che è un sostantivo
accompagnato da una serie di aggettivi.
Approfondiremo meglio l’argomento
in un capitolo specifico.
Contesto storico e sociale
La valenza della codifica di un messaggio implica non solo la conoscenza grammaticale, ma anche il suo contesto storico e sociale. Cioè il dove e il quando si sviluppa.Ad esempio nelle arti figurative (pittura, scultura, architettura, ecc...) il linguaggio si è evoluto dal semplice graffito dell’età delle pietra, agli affreschi di Giotto nel medioevo, alle opere rinascimentali di Michelangelo e poi con l’arrivo della rivoluzione industriale e le prime macchine fotografiche, alla pittura degli impressionisti, poi degli espressionisti, dei cubisti e ... fino alle avanguardie dove l’avvento del cinema prima e della televisione poi, hanno ulteriormente modificato e profondamente, il concetto di arte e di fruizione della stessa (video istallazioni e performance). Lo stesso percorso evolutivo ovviamente ha avuto l’espressione linguistica e a sua volta la scrittura. (fermo restando che ancora oggi molti studiosi si scontrano sul quesito se è nata prima la scrittura o la parola).
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Gli elementi
del linguaggio visivo sono
La struttura (inizio; sviluppo; fine) è alla base di tutti i tipi di scrittura:
romanzo
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commedia teatrale
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sceneggiatura
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Vediamo in cosa differiscono i tre tipi di scrittura
Scrivere o sviluppare un ‘idea sottoforma di romanzo o di racconto, di solito ha come punti fermi la vita interiore del protagonista: racconta emozioni, pensieri, ricordi che prevalgono rispetto all’azione.
Una commedia è ancora diversa: racconta col dialogo e le parole e l’azione è rappresentata su uno spazio ristretto, quello del palcoscenico.
I personaggi si raccontano con le parole. Nel testo vi possono essere dei suggerimenti, dei movimenti che l’attore deve compiere sul palcoscenico.
In una sceneggiatura i personaggi si raccontano con i fatti più che con i dialoghi. Chi legge una sceneggiatura deve vedere il film.
Differenza tra i generi |
ROMANZO
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TEATRO
|
CINEMA
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Lunghezza
|
Infinita
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120-150 minuti
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80-180 minuti
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Linguaggio (presentazione degli eventi)
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Narrato
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Rappresentato
|
Rappresentato
|
Numero dei personaggi
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Illimitato
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Limitato
|
Illimitato
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Scelta del luogo
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Libera
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Limitata
|
Libera
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Dialogo
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A scelta dell’autore
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Totale
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Parziale
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Pensiero del personaggio
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Descritto
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Nascosto
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Nascosto
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Pensiero dell’autore
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Descritto
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Mancante
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Mancante
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Esposizione del luogo e del tempo
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Descrittiva
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Nelle scenografie e nei costumi
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Nelle scenografie e nei costumi o nei titoli di testa
|
La struttura della storia
Per scrivere una sceneggiatura, un romanzo
o una commedia teatrale, indispensabile è l’idea. Questa
non si può studiare, le idee vengono guardando, leggendo, sognando, ecc...
Per poter sviluppare questa idea vi è un modo per procedere
che aiuta a sviluppare la storia: la struttura.
Strutturare una storia vuol dire procedere, costruire,
mettere un elemento accanto
l’altro.
Nel caso della sceneggiatura, quindi dello scrivere per il
cinema o la televisione, sarà una storia costruita attraverso Azioni, Personaggi, Avvenimenti. Questi elementi devono
essere strutturati in:
Ognuna di queste unità è parte della storia e la storia è
l’unità che risulta dalla singole storie.
Non è quindi la struttura che crea la storia, ma la storia
che crea la struttura.
Queste tre unità possono essere interpretate come Atti teatrali, cioè Tempi della
storia
Nel Primo atto
si imposta la storia: si stabiliscono i personaggi, i luoghi e cosa devonoo
fare. Ci poniamo le tre domande: chi, dove, come.
Questo
inizio è importante per catturare l’interesse dello spettatore.
Verso
la fine di questo atto dobbiamo creare un colpo di scena.
Il
colpo di scena è un episodio, cioè un fatto che indica l’inizio della storia.
Ad
esempio nella favola di Cappuccetto Rosso quando la mamma dice a Cappuccetto di
stare attenta nel bosco e di non fermarsi. Questo allerta lo spettatore e dà
alla storia una direzione (succederà qualcosa?).
Il Secondo atto è la parte più ampia della storia. Al suo interno vi devono
essere degli elementi che portino avanti il racconto: degli intoppi, delle svolte...
(chiamato Intreccio
Narrativo).
Cappuccetto
ad esempio incontra il cacciatore e il lupo ascolta lo loro conversazione di
nascosto e decide di andare dalla nonna.
Nella
favola di Cappuccetto Rosso questo è l’elemento del secondo colpo di scena che ci fa passare al
Terzo
atto cioè
alla conclusione della nostra storia. In questo atto si svela cosa succede al
protagonista: Cappuccetto verrà salvata dal cacciatore e il lupo ucciso.
LA COMUNICAZIONE TEATRALE
Il Teatro è movimento, vita, corpo, figura, musica, luce ecc.
La sua caratteristica primaria è il confronto diretto tra attore-spettatore.
Potremmo definirlo una forma di comunicazione non mediatica, cioè senza mediatori non-umani. (mezzi tecnici)
Altra caratteristica fondamentale è la sua irriproducibilità :
Ogni volta che uno spettacolo è replicato, cambia
IL PUBBLICO
L'UMORE DELL'ATTORE
POSSIBILI INCONVENIENTI
IL PUBBLICO
L'UMORE DELL'ATTORE
POSSIBILI INCONVENIENTI
Il fondale, in tela, cartone, faesite, compensato o può anche essere in muratura o uno schermo sul quale proiettare diapositive.
Le quinte sono mobili e possono essere degli stessi materiali del fondale. Per dare un senso prospettico le quinte sono sovrapposte e convergenti al centro.
Tutta la scenotecnica è rafforzata dalla sottolineatura data dagli effetti luminosi, quindi l’illuminazione per una rappresentazione è fondamentale.
Fasci di luce possono sottolineare l’intervento di un personaggio, seguirlo nella fuga tra la platea.. possono anche rappresentare lo sfondo... ad esempio le luci di una città.
Il regista
E’ colui che interpreta il testo e lo “fa suo” cioè dà vita alla “scrittura scenica” .
Il regista decide gli interpreti, i ruoli, le musiche, e si avvale di collaboratori fidati per i costumi (costumista) e le scenografie (scenografo).
La prima fase di lavoro che il regista compie sono le sedute di lettura: tutti insieme, gli attori e il regista leggono il copione seduti a tavolino. In questi primi incontri il regista dà agli attori suggerimenti interpretativi e indicazioni comportamentali e di carattere dei vari personaggi.
La fase successiva è la prova sul palcoscenico dove si individuano e si stabiliscono i movimenti degli attori sul palcoscenico le loro entrate e le uscite.
Le prove con le scenografie, le luci e i costumi sono le ultime.
Quando tutto è pronto... lo spettacolo ha inizio…
COME E’ FATTO UN TESTO TEATRALE ?
-Scena 1°-
Siamo nel magazzino dell’ “Ufficio brevetti e invenzioni”.
Inserviente 1 - Sì sbagliando s’inventa (al computer) a te chi ti ha
inventato ha proprio sbagliato!
Inserviente 2- Con chi ce l’hai?
Inserviente 1- Con sti scatoloni elettronici.
Inserviente 2- Eh?
Inserviente 1- Il cervello elettronico, il computer, il PC come diavolo si chiama lui
Ma se per tanti anni le abbiamo catalogate a mano le invenzioni…
…che bisogno c’era di mettere adesso tutti i dati lì dentro? Come dice il capo, il futuro!
Inserviente 2- (davanti al computer) Futuro?! Ma qui anziché andare avanti andiamo indietro! E sbrigati malvagio quanto ci vuole?
(sulla scala) Allora? Cominciamo?
Inserviente 3- (da sotto) Sì, sì passami quell’aggeggio...Piano!
Inserviente 2- (sulla scala) La vasca per i pesci?!
I copioni spesso sono divisi in atti e avvolte gli atti possono avere dei cambi di scena. Vi sono però anche delle commedie che sono degli atti unici.
Nel copione si trovano generalmente brevi cenni ambientali che sono sempre all’inizio atto o scena.
I suggerimenti di atteggiamento o umore del protagonista, si mettono tra parentesi prima dell’inizio del dialogo, dopo il nome del personaggio che deve fare la battuta.
Testo Cinematografico
Scrivere per immagini
La sceneggiatura è
una storia raccontata per immagini.
Il
copione è lo
scheletro che tiene insieme tutti gli elementi della storia.
È
come una mappa che aiuta e guida a trovare la meta
Come si scrive una sceneggiatura?
Vi sono vari modi per scrivere una sceneggiatura i più usati
sono due:
ALL’AMERICANA
con i dialoghi e i suoni scritti nella parte centrale della pagina e le azioni
per esteso sulla pagina.
ALL’ITALIANA
si divide il foglio con una ipotetica linea verticale, in cui le
azioni sono scritte sul lato sinistro e i dialoghi su quello destro.
Vi è un altro modo detto ALLA FRANCESE che è una fusione dei primi due.
La sceneggiatura è
divisa per SCENE numerate progressivamente.
All’inizio di ogni
scena va scritto in maiuscolo il LUOGO (dove la scena si svolge) ; INTERNO
o ESTERNO; GIORNO o NOTTE.
La sceneggiatura descrive
ciò che sta succedendo, ecco perché si scrive al presente.
La storia deve
avere una struttura definita formata da :
INIZIO ; SVILUPPO; FINE.
Questa
struttura è come una tazzina vuota; cioè uno spazio da riempire,
con
caffè, the, latte, altro ancora.
Aiuta a costruire la storia.
È l’inizio del processo di scrittura.
Ciak si gira
Dalle parole alle immagini
Abbiamo visto come una storia viene strutturata,
dove sviluppare l’intreccio narrativo, quando inserire i colpi di scena.
Ora affrontiamo il come questa storia deve
essere scritta per essere una sceneggiatura.
Esempio di scrittura di una sceneggiatura
Tratto da “Bambini Affari Affetto”
SCENA
61
ZOO
CITTA' - Esterno - Giorno
Ampi viali alberati, panchine, bambini
portati da anziani o giovanissime ragazze nei loro passeggini... una donna di
colore gioca con un bambino...
Delle sbarre... il lungo collo di una
giraffa le scavalca per andare a raccogliere dalle mani di Ugo delle noccioline.
Seduta sulla panchina Alice, una bella
bambina di otto anni, che con fare saccente riprende Ugo.
ALICE
Ma che fai... ora le dai anche alle giraffe?
Non lo sai che sono erbivore?...
UGO (quasi con dispetto)
Le piacciono!...
Ugo si avvicina alla bambina.
ALICE
Ormai
anche loro hanno perso la propria identità... il loro spirito libero. Dagli
immensi spazi africani a queste agghiaccianti e irriverenti cancellate...
Ipocrisia di un falso equilibrio in un falso mondo di falsi valori...
UGO (tra il divertito e il sorpreso)
Carine queste citazioni... ti piace leggere?...
ALICE
Certo che mi piace... ma... perché non hai
mai scritto?...
UGO
Ti ho già spiegato... insomma, io e tuo padre
abbiamo un po' discusso e così non ci sentivamo molto... poi un giorno ho saputo... insomma, che...
ALICE
Era morto...
UGO
Si! E ho deciso di venirvi a trovare...
Sai, sapevo tutto di mio fratello da parenti, amici, sapevo di te di tua madre...
(Ugo guarda Alice) Ti immaginavo...
non so bene come, ma diversa... forse più somigliante a lui...
ALICE
Ma se dicono tutti che sono identica a
lui!...
Ugo è in leggera difficoltà e cambia
discorso.
UGO
Dove le hai lette quelle belle cose su
tutti quei falsi?...
ALICE (con cenno di diniego)
Dentro
di me!... tu non ci leggi mai dentro di te?
SCENA
61
ZOO
CITTA' - Esterno - Giorno
Ampi viali alberati, panchine, bambini
portati da anziani o giovanissime ragazze nei loro passeggini... una donna di
colore gioca con un bambino...
Delle sbarre... il lungo collo di una
giraffa le scavalca per andare a raccogliere dalle mani di Ugo delle noccioline.
Seduta sulla panchina Alice, una bella bambina
di otto anni, che con fare saccente riprende Ugo.
ALICE
Ma che fai... ora le dai anche alle giraffe?
Non lo sai che sono erbivore?...
UGO (quasi con dispetto)
Le piacciono!...
Ugo si avvicina alla bambina.
ALICE
Ormai anche loro hanno perso
la propria identità... il loro spirito libero. Dagli immensi spazi africani a
queste agghiaccianti e irriverenti cancellate... Ipocrisia di un falso equilibrio
in un falso mondo di falsi valori...
UGO (tra il divertito e il sorpreso)
Carine queste citazioni... ti piace leggere?...
ALICE
Certo che mi piace... ma... perchè non hai
mai scritto?...
UGO
Ti ho già spiegato... insomma, io e tuo
padre abbiamo un po' discusso e così non ci sentivamo molto... poi un giorno
ho saputo... insomma, che...
ALICE
Era morto...
UGO
Si! E ho deciso di venirvi a trovare...
Sai, sapevo tutto di mio fratello da parenti, amici, sapevo di te di tua madre...
(Ugo guarda Alice) Ti immaginavo...
non so bene come, ma diversa... forse più somigliante a lui...
ALICE
Ma se dicono tutti che sono identica a
lui!...
Ugo è in leggera difficoltà e cambia
discorso.
UGO
Dove le hai lette quelle belle cose su
tutti quei falsi?...
ALICE (con cenno di diniego)
Dentro di
me!... tu non ci leggi mai dentro di te?
Scena
11 –
Est. Strada con Bar – Giorno.
Poi vi sono indicati :
INTERNO
o ESTERNO
LUOGO (dove
si svolge l’azione)
GIORNO o NOTTE
La sceneggiatura
e scritta per essere girata ecco perché si
scrive sempre al presente e descrive ciò che sta succedendo.
La sceneggiatura viene
utilizzata, come strumento di lavoro, dalla troupe e dal regista e per essere
comprensibile ha tutti deve rispettare delle regole, anzi un linguaggio che ha la sua grammatica e la sua sintassi.
La grammatica e la sintassi del film
Nel linguaggio cinematografico
il film è:
una successione di sequenze
la sequenza è una successione di scene
la scena è una successione di piani
il piano è una successione di fotografie (di inquadrature)
La fotografia o inquadratura è un'immagine
L’immagine fotografica
è la realtà registrata sulla pellicola.
L’inquadratura però a differenza della
fotografia è dinamica: vive cioè di un suo movimento che chiameremo interno se vi sono personaggi che si muovono
all’interno dell’inquadratura o esterno se il movimento
è impresso dal regista con la macchina da presa, detto movimento di macchina.
I movimenti tipici della macchina da presa sono
Carrellata e Panoramica
E si possono ottenere con lo zum, il dolly,
i vari carrelli, la steadycam,
etc.
RIASSUMENDO
Il piano è il primo
frammento cinematografico.
L’insieme dei diversi piani crea
il linguaggio cinematografico.
Le sequenze sono veri e propri atti, come
quelli teatrali.
Sceneggiatura o Copione è
la descrizione minuziosa , più o meno tecnica di tutte le azioni e dialoghi di
un film.
Divisa per scene (numerate
progressivamente) e per inquadrature.
Forbici e colla del regista è
Il montaggio
il legame tra le sequenze e le scene .
Per raccontare visivamente il regista
sceglie i piani più adatti, come lo scrittore per le frasi
cerca le parole più appropriate.
Il vocabolario cinematografico è fatto di piani, di punti di vista, di
movimenti di
macchina e di modi tecnici che
legano tra loro le varie inquadrature.
Come per la scrittura e per la lingua
parlata, questi
diversi mezzi d’espressione non possono essere usati a caso ma secondo regole
precise contenute in una grammatica cinematografica ideale.
Un’inquadratura acquista significato solo in rapporto con
quella precedente e con quella successiva.
La sintassi cinematografica studia i modi di regolare la successione delle inquadrature e
delle scene.
I modi espressivi indicati
nella sceneggiatura costituiscono la grammatica del film, quelli derivanti dal
montaggio la sua sintesi.
Schematizzazione dei campi e dei piani di ripresa
Si chiama campo di ripresa lo spazio inquadrato (visto) dalla macchina da presa..
Il campo di ripresa viene classificato in funzione della distanza cinematografica in :
C.L. CAMPO LUNGO è più stretto rispetto al primo e se vi è una figura umana vi appare in minima parte.
M.C.L. o C.M. CAMPO MEDIO o MEZZO CAMPO LUNGO la figura umana comincia ad avere più importanza, comunque non tocca i margini (di solito è metà dell’altezza)
I Piani di Ripresa
Si chiama piano di ripresa l’inquadratura la cui distanza cinematografica viene riferita all’altezza della figura umana in piedi.
Il piano di ripresa viene classificato dal modo con cui i margini orizzontali tagliano la figura umana.
inquadrature |
|
P.A. PIANO AMERICANO La persona è inquadrata fino alle ginocchia |
M.P.P o P.M. MEZZO PRIMO PIANO o PIANO MEDIO la persona è inquadrata a mezzo busto. |
P.P la persona è inquadrata fino al petto, volto e spalle. |
DET. DETTAGLIO o PARTICOLARE inquadratura solo di una parte del corpo umano o di un oggetto. |
I passaggi di Inquadratura - Dietro lo schermo
I PASSAGGI DI INQUADRATURA
Gli esperti, definiscono l'inquadratura come una rappresentazione in continuità di un certo spazio per un certo tempo. E' importante distinguere tra quella che è l'inquadratura in fase di ripresa e in fase di montaggio.
Nel montaggio, l'inquadratura è ciò che avviene tra due stacchi, mentre durante la fase di ripresa, l'inquadratura è il frammento di pellicola che si ha dal ciak allo stop, ovvero dalla partenza all'arresto della macchina da presa.
Si può passare da un’inquadratura all’altra in vari modi, ciascuno dei quali acquista nel racconto cinematografico un suo significato specifico.
Questo passaggio è chiamato montaggio. E' l'elemento dal quale dipende la percezione da parte dello spettatore del ritmo della narrazione.
Insieme alla fotografia, è parte essenziale della messa in scena operata dal regista: mentre la fotografia determina l'aspetto estetico del film, il montaggio ne costituisce lo stile narrativo.
I modi più usati sono :
LO STACCO è il taglio effettuato all’inizio e alla fine dell’inquadratura. Nel punto che il regista ritiene più adatto al racconto.
LA DISSOLVENZA L’immagine sfuma fino a scomparire e questo effetto può essere all’inizio della scena o a chiusura della scena.
LA DISSOLVENZA INCROCIATA si dissolve l’inqadratura che finisce e dissolve iniziando l’inquadratura successiva.
PASSAGGIO DEL MASCHERINO sagome che si pongono davanti all’mmagine in fase di montaggio o di sviluppo e stampa che possono avere forme diverse: cannocchiali, stelle etc..
LA POSIZIONE DELLA MACCHINA DA PRESA (MdP)
Ogni ripresa può essere effettuata sistemando la macchina da presa (MdP) in qualsiasi punto della scena, ciò permette al regista di scegliere e ottenere inquadrature di moltissimi tipi che possono però già essere suggeriti in fase di sceneggiatura.
Inclinata, Orizzontale, Dal basso, Picchiata.
Dobbiamo però sempre tenere presente la regola dei 180°.
Al fine di mantenere sullo schermo uno spazio e una direzione coerente, è necessario applicare quella che dal cinema mainstream viene definita linea d'azione.
Vengono utilizzate solo le inquadrature prese dallo stesso lato dell'asse. Se fossero usate le inquadrature dall'altro lato, lo spettatore avrebbe l'inquadratura rovesciata cioè un effetto a specchio. Facendogli credere, ad esempio, che i due personaggi si siano scambiati di posto. La regola dei 180° non rispetta altro che l'ordine di lettura dell'occhio e della mente umana.
Quando si deve spostare la MdP dall'altro lato dell'asse occorrono degli escamotage. Ad esempio utilizzare un inquadratura che si trovi sull'asse e poi passare sul lato opposto, con una carrellata, una panoramica o qualsiasi altro movimento che scavalchi la linea di azione. L'importante è che il suo movimento sia ininterrotto.
Dobbiamo però sempre tenere presente la regola dei 180°.
Al fine di mantenere sullo schermo uno spazio e una direzione coerente, è necessario applicare quella che dal cinema mainstream viene definita linea d'azione.
Lo scopo della linea d'azione è abbastanza banale: dividere in maniera immaginaria lo spazio davanti alla MDP. La direzione può essere quella che il regista ritiene più opportuna, anche se in genere è la linea visiva dello sguardo dei nostri due soggetti. Decisa la linea immaginaria viene descritta un'area di 180°, all'interno della quale si muoverà la MDP.
Quando si deve spostare la MdP dall'altro lato dell'asse occorrono degli escamotage. Ad esempio utilizzare un inquadratura che si trovi sull'asse e poi passare sul lato opposto, con una carrellata, una panoramica o qualsiasi altro movimento che scavalchi la linea di azione. L'importante è che il suo movimento sia ininterrotto.
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