E' un
magnifico romanzo storico che traccia un ampio ritratto psicologico dei
componenti della famiglia dei Borgia a partire dal capo famiglia, il papa
Alessandro VI ed i figli Juan, Lucrezia, Jofrè e Cesare; quest'ultimo spalleggiato
dall’aiuto e dalla dedizione cieca
dell'amico “boia” Miguel Corella, nella Roma del 15° Secolo.
Il testo è scorrevolissimo ed
avvincente.
Personalmente direi di
averlo gustato “voracemente” in brevissimo tempo pur trattandosi di un testo di
circa 400 pagine e, quanto più crudo e realistico appare il racconto, quanto
più la descrizione delle dinamiche e dei personaggi risulta affascinante, anche
per come viene tracciato il particolare ruolo che, nelle relazioni
interazionali ed interpersonali, gioca l'appartenenza al genere (maschile o
femminile) ed al ceto di origine.
Le quotidianità di vita sono
magistralmente descritte dall'autore in una prospettiva di puntuale rispetto
storico dei costumi e degli stili di condotta personali.
Proprio alla luce di questa
considerazione, dalla lettura emerge un insolito ritratto della figura
femminile di Lucrezia Borgia, che appare ben diversa da quella conosciuta
dall'immaginario collettivo.
Più precisamente non l'
aguzzina ammaliatrice ed assassina, complice del padre e dei fratelli, bensì
vittima, anche inconsapevole, degli intrighi e delle gelosie della famiglia;
donna ricca ma impotente a gestire gli eventi in quanto priva del diritto di
decidere e con l'unico dovere di aderire agli ordini parentali.
Il racconto appare spesso
crudo, cinico, quasi inumano nelle sue dinamiche, ma non per questo
inverosimile, anzi, fa scoprire al lettore usi e costumi di vita dell'epoca, la
cui crudeltà quotidiana corrisponde ad un normale “modus vivendi” che fa
oltremodo apprezzare la fortuita circostanza, per il lettore, di essere nato in
un 'epoca storica successiva dove, almeno il diritto alla vita, ottiene più
consona difesa sociale e civile…
(Tina Scirè)
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